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Le mani della mafia su economia, sanità e green

 
Enrico Cassaro
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Un breve commento alla Relazione semestrale della D.I.A., secondo la quale la pandemia rappresenta una grande opportunità per le mafie. I rischi di infiltrazione mafiosa nell’economia legale si fanno sempre più seri e numerosi. E dobbiamo assolutamente prevenirli.

In data 24 febbraio 2021, è stata trasmessa dal Ministro dell’Interno Lamorgese alla Camera dei Deputati la Relazione della Direzione Investigativa Antimafia sul primo semestre del 2020. Essa costituisce un valido documento attraverso il quale, ogni sei mesi, possiamo analizzare le informazioni concernenti i fenomeni criminali di stampo mafioso, nonché conoscere tutte le investigazioni giudiziarie condotte per il contrasto alla criminalità organizzata.

In particolare, la relazione sul primo semestre abbraccia l’analisi di quella fase dell’anno che ha visto lo scoppio dell’emergenza sanitaria da COVID – 19. Essa ha provocato effetti devastanti non solo sul piano della salute delle persone ma anche su quello economico. Molti sono stati costretti a sospendere temporaneamente la loro attività; molti hanno dovuto “chiudere i battenti”.

Ma per qualcuno, la pandemia ha rappresentato un’ulteriore opportunità di espansione della propria sfera d’influenza e dei propri affari. Durante il periodo di lockdown, la mafia è riuscita a sfruttare una situazione del tutto particolare per trarne vantaggio sul piano economico. Se da un lato i sodalizi criminali hanno risentito della contrazione di alcuni affari durante il lockdown (es. spaccio di sostanze stupefacenti), non altrettanto può dirsi per le attività di riciclaggio e reimpiego dei capitali, per le infiltrazioni negli appalti pubblici e per la costante opera di condizionamento della pubblica amministrazione. Sono aumentati i rapporti con i privati per rafforzare la loro presenza in determinati settori economici, ma anche con la Pubblica Amministrazione per acquisire quanti più appalti e commesse pubbliche.

Gli “aiuti” alle imprese in difficoltà

 

“Per combattere la mafia e contrastarne il potere, bisogna seguire la traccia dei soldi”. Così affermava Giovanni Falcone.

A causa delle restrizioni imposte dal Governo per combattere la pandemia da Covid-19, molti imprenditori si sono trovati in una forte crisi di liquidità. È proprio di questo che possono approfittare soggetti legati alla criminalità organizzata che portano avanti iniziative apparentemente filantropiche o assistenziali sul territorio per trasferire soldi dalla provenienza illecita, sostenendo i giovani bisognosi che hanno perso il lavoro in realtà già depresse o aiutando le imprese in stato di necessità.

 

Non solo. Aumentano, al contempo, gli “imprenditori mafiosi”. Soggetti del mondo economico-produttivo che, in una prima fase, operano con la propria attività nel recinto della legalità ma che, a un certo punto del loro percorso imprenditoriale, si associano alla criminalità organizzata per superare un momento di difficoltà finanziaria, ottenendo un vantaggio competitivo rispetto alle altre aziende. Il reimpiego di capitali illeciti nell’economia aumenta di giorno in giorno. In questo caso, la mafia non opera da protagonista: si limita a riciclare il “denaro sporco”. Non desta particolare allarme alle Autorità di controllo e ottiene l’aggiudicazione di appalti, l’illecita concessione di autorizzazioni, licenze e varianti urbanistiche o l’affidamento di incarichi di progettazione, di lavori e di manutenzioni (anche grazie a una serie di soggetti infedeli della Pubblica Amministrazione).

 

Appalti: semplificare e velocizzare, ma non troppo.

 

Il settore degli appalti pubblici è diventato irrinunciabile per le organizzazioni mafiose. Le cosche diventano contraenti della Pubblica Amministrazione e la corruzione dei funzionari pubblici infedeli rappresenta l’anello di congiunzione tra la mafia e la P.A.

L’impiego delle ingenti risorse finanziarie che verranno stanziate a seguito dell’emergenza Covid – 19 deve essere portato avanti al meglio, deve avvenire a favore di imprese pulite in grado di garantire il rispetto della Legge.

Procedure estremamente semplificate al fine di garantire celerità nell’esecuzione dell’opera possono comportare gravi rischi per la legalità. Ma, a tal riguardo, la semplificazione delle procedure adottate per il Ponte Morandi di Genova costituisce un interessante modello da considerare in quanto appare contemperare, da un lato, l’esigenza di rapida assegnazione delle risorse e la conseguente ultimazione delle opere e, dall’altro, l’esigenza del monitoraggio degli affidamenti, non prescindendo dalla necessaria attività di verifica e controllo degli Organi antimafia.

 

Tuttavia, le organizzazioni criminali non si limitano ad ampliare i loro affari nei comparti già da tempo infiltrati, ma anche in quelli afferenti a nuovi campi di attività.

La pandemia ha messo alla luce l’importanza di avere a disposizione un efficiente sistema sanitario: esso ha rappresentato in questo lungo anno (e lo rappresenterà nei successivi) un polo di interessi di enorme portata e peraltro molto appetibile. La costruzione e ristrutturazione di insediamenti ospedalieri, la produzione e distribuzione di apparati tecnologici, di equipaggiamenti di prodotti medicali, come le mascherine, sono solo alcuni degli aspetti che possono essere intercettati dall’attività mafiosa.

 

Contestualmente, è oltremodo probabile che i sodalizi tentino di intercettare i nuovi canali di finanziamento che saranno posti a disposizione per la realizzazione e il potenziamento di grandi opere e infrastrutture, anche digitali. Il nostro Paese si prepara a sviluppare tutte le opere necessarie per una generale riconversione alla green economy e, in particolare, il settore delle energie rinnovabili che, essendo un contesto di grande rilievo economico, non può non suscitare gli interessi della mafia. La green economy è un fenomeno positivo, profondamente innovativo: consentendo di conciliare salvaguardia ambientale e sviluppo economico, apre prospettive di sintesi originali tra sostenibilità e competitività. Anche per questo la green economy va sottratta alle mire dei boss mafiosi e dei loro complici, che puntano a fare affari stravolgendo mercati, persone, interessi leciti e valori sociali.

 

Una “lotta alla mafia” europea

 

Mentre il legislatore nazionale, con diversi provvedimenti, mira a rilanciare l’economia nazionale, quello comunitario ha adottato un “Piano d’azione per una politica globale dell’Unione sulla prevenzione del riciclaggio di denaro e del finanziamento del terrorismo”.

Un piano d’azione sviluppato su sei pilastri, maturato dalla Commissione nella consapevolezza che la pandemia da Covid¬19 può rappresentare un pericoloso volano per le attività criminali. Circostanza che ¬ si legge testualmente nella Comunicazione della Commissione – impone una “tolleranza zero per il denaro illecito all’interno dell’UE”.

 

Davanti a tale fenomeno, l’Italia non è impreparata, a differenza di altre realtà continentali che pure, in questo momento, corrono rischi molto simili: queste, però, non dispongono di risorse normative e istituzionali paragonabili a quelle italiane nel contrasto alle associazioni mafiose. Le differenze si spiegano con la biografia del nostro Paese che, segnato negli anni da una miriade di eventi traumatici di matrice criminale, ha costruito un argine investendo nelle sue migliori risorse istituzionali, culturali e professionali.

Pertanto, interviene la Commissione, promuovendo misure volte ad assicurare trasparenza, scambio di informazioni e controllo sui fenomeni in grado di minare l’equilibrio del mercato unico e favorire condotte criminali.

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