Ripensare il carcere. Verso una giustizia che riabilita.
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Il 7 aprile si è tenuta presso l'Università Bocconi la conferenza "Ripensare il carcere: verso una giustizia che riabilita". L'evento, moderato dalla Prof.ssa Marta Cartabia, ha permesso agli studenti di capire più da vicino le criticità e gli sviluppi del sistema penitenziario in Italia.
Per l'occasione, sono intervenuti tre professionisti del settore: il Prof. Giovanni Torrente, membro del comitato direttivo di Antigone, la Dott.ssa Lucia Castellano, Provveditrice dell'Amministrazione penitenziaria della Campania e il Dott. Giorgio Leggieri, Direttore della Casa di Reclusione di Bollate.
Inizialmente il focus è stato posto sul tema del sovraffollamento carcerario, un problema che affligge il sistema italiano da almeno trent'anni. Il Prof. Torrente ha sottolineato come l'assenza di provedimenti straordinari, quali amnistia e indulto - l'ultimo risalente al 2006 - abbia contribuito al permanere di questa situazione critica.
É stata inoltre evidenziata la necessità di un cambiamento culturale all'interno dell'ordinamento giudiziario: nonostante la Costituzione italiana preveda la pena detentiva come extrema ratio, i giudici vi ricorrono sistematicamente, anche nei casi di pene brevi. Secondo la Dott.ssa Castellano, questa tendenza sarebbe riconducibile a un retaggio culturale che identifica nel carcere -l'unica pena realmente efficace, ostacolando così l'adozione di misure alternative.
In questo contesto assume rilievo l'esperienza del carcere di Bollate, presentata dal Dott. Leggieri, come esempio di istituto ispirato ai principi costituzionali e orientato alla rieducazione. É stato in particolare evidenziato il valore del lavoro all'esterno, concepito come strumento essenziale di responsabilizzazione e di reinserimento sociale del detenuto.
La conferenza ha rappresentato un momento di grande valore formativo per gli studenti, incoraggiando riflessioni critiche sul sistema italiano. Il confronto con esperti del settore ha permesso di approfondire tematiche complesse, stimolando una maggiore consapevolezza sulla necessità di un cambiamento principalmente culturale.
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